Notturno in mountain bike · Monte Arci 2010

venerdì, 2 Luglio 2010 alle 7:00

Direttamente dal racconto di Paolo Marras

Notturno, 29 maggio 2010.
È un’escursione diversa questa: la percepiamo tutti fin dalla partenza. La luce del tardo pomeriggio colora il Monte Arci e il timido sole che si affaccia ogni tanto tra le nuvole ci rassicura sulle condizioni del tempo; sono passate da poco le 18.00 quando partiamo, la pioggia del mattino è solo un ricordo sulle sterrate umide, un regalo che i funghi hanno gradito approfittando subito per spuntare numerosi ai margini del sentiero che si inerpica verso la sorgente di “Cuccuru ’e Ureu”.
L’odore del bosco riempie i nostri sensi, e le nostre voci ne spezzano il silenzio. Scambiamo qualche chiacchera con due motociclisti che scendono e proseguiamo l’arrampicata fino a scollinare a Mitza Brunca Venu. Da li vediamo i paesi dell’altro versante del Monte Arci e l’inconfondibile profilo della Giara caratterizzarne l’orizzonte. È l’occasione buona per tirare il fiato, per prendersi un po’ in giro (si sa mai che qualcuno ci scambi per bikers di quelli seri) e ricordare le precedenti escursioni verso “S’Acquafrida” o “Is Trebinas”.
L’ultimo pezzo è una discesa asfaltata di qualche chilometro verso il campeggio montano de “S’Ennisceddu”, in territorio del comune di Pau e verso la pizzeria dove ci fermeremo a cenare. Ci giungiamo poco prima delle 19.15, così ci prendiamo il tempo per un giretto di qualche chilometro attorno al campeggio con le immancabili foto di rito prima, durante e dopo l’arrivo.
C’è giusto il tempo di una telefonata per rassicurare i nostri familiari sul nostro stato di salute fisico e sulla nostra sanità mentale: “non serve che ci veniate a prendere in auto, torneremo in bici.”
E, volendo essere sinceri, si avverte quel certo languorino che, se trascurato diventa “famini”.
La sera è calata sul Monte sacro agli Oristanesi (e non solo); ci si prepara per la ripartenza coprendosi per bene e attrezzandosi per la notturna con lampadine di varie dimensioni, un’ultima occhiata d’intesa e, com’era logico attendersi, quasi si riesce a sbagliare strada.
Alla nostra destra i paesi che avevamo scorto all’andata sono piccoli insiemi di luci gialle che spariscono non appena ci addentriamo nel bosco; ci immergiamo nella sua oscurità, le nostre piccole luci danzano nel buio quasi fossero le “janas” della tradizione dell’isola, uscite dalle loro “domus” a guidarci lungo la discesa di circa 400 metri, a ispirarci la giusta miscela tra la prudenza e l’incoscienza, a riportarci fino ai mezzi parcheggiati ai piedi del Monte Arci. La concentrazione lascia spazio all’allegria e c’è il tempo per un ultimo bicchiere di birra, prima della doccia e del meritato riposo.
Eppure nonostante la stanchezza il sonno tarda a scendere, l’adrenalina è ancora in circolo e le sensazioni vissute sono immagini che tardano ad affievolirsi. Per fortuna domani è domenica, ci si riposerà e si starà in famiglia, ma il ricordo di questa incredibile esperienza rimarrà a lungo nei ricordi.

In piedi da sinistra

Paolo Marras, Ignazio Pala, Roberto Pippia, Giancarlo Satta, Mario Mascia, Alessio Pilloni, Antonio Ippolito

Accosciati da sinistra

Lello Cossu, Luca Ippolito

Pubblicato in Mountain Bike

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