Le Tapascions du desert · 2011
domenica, 20 Marzo 2011 alle 7:00
Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Bruno Sardu.
Sahara Marathon. Algeria campi profughi Saharawi marzo 2011
Siamo tornati a casa lasciando un po’ il cuore laggiù tra le dune del deserto in mezzo a quel popolo meraviglioso pieno di dignità e coraggio. “Le Tapascions du desert” questo il nome di battaglia di Bruno Sardu e Aldo Sicurella unici sardi presenti alla undicesima edizione della Sahara Marathon, corsa ad una temperatura intorno ai 32 gradi nel deserto algerino, a Tindouf . Chi va a correre la Sahara Marathon porta a casa ricordi indelebili, non soltanto sportivi, questa non è una corsa come le altre. Quando arrivi ai campi profughi vieni letteralmente adottato dalle famiglie presso cui alloggerai. un intera settimana nelle poverissime case in fango. Si crea un rapporto diretto con la gente del posto, ti tuffi dentro la realtà di queste persone, che ti lasciano dentro qualcosa di unico di indimenticabile. Da trentacinque anni vivono in questa terra desertica ospiti dell’Algeria dopo esser stati scacciati dal Marocco dalla loro terra ricca di minerali, petrolio e coste pescose che si affacciano sull’Atlantico. I marocchini hanno costruito un muro lungo 2700 km largo cinque metri disseminato di mine e guardato a vista da centottantamila militari che costano 4 milioni di euro al giorno, e tengono il popolo Saharawi circa duecentomila persone dall’altra parte del muro. Il loro unico sostentamento è dato dagli aiuti umanitari. Ben 22 nazioni erano rappresentate all’undicesima edizione della maratona circa 400 atleti in gara, una parte dell’iscrizione viene devoluta in beneficenza, medicine, vestiti, prodotti per la scuola, per l’igiene, hanno riempito le nostre valigie che con molto piacere abbiamo donato a questa meravigliosa gente. La gara partita dal villaggio di El Ayoun con arrivo a Smara ci ha fatto transitare negli accampamenti dove siamo stati accolti da tanti bambini che ci salutavano felici con olà corrispondente al nostro ciao, si parla lo spagnolo nei villaggi retaggio della lunga colonizzazione del secolo passato. In lingua spagnola ha tenuto il laboratorio teatrale Aldo Sicurella, direttore artistico del teatro Grazia Deledda di Paulilatino, una quindicina di ragazzi di quinta elementare hanno seguito il corso dimostrandosi molto bravi e capaci, tanto che alla fine hanno tenuto uno spettacolo molto apprezzato da tutta la scuola, dai maestri, e dal gruppo di podisti presenti allo spettacolo. Si è realizzato un servizio fotografico ed abbiamo intenzione di effettuare una mostra fotografica in collaborazione con il Comune di Paulilatino e la Provincia di Oristano per far conoscere la situazione di questo popolo dimenticato dai mass media. Vi invitiamo a collegarvi su un motore di ricerca e digitare Saharawi e documentatevi su questa situazione che poca gente conosce, abbiamo parlato con tanti giovani nei campi profughi molti attivisti che ci hanno chiesto di parlare al mondo della loro condizione che non compare sui giornali. Nessuno stato europeo ha ancora riconosciuto la Repubblica democratica del Saharawi molti giovani sono stati torturati, tanti hanno perso la vita, «Non dimenticateci» ci ha chiesto in lacrime un attivista che ha raccontato, a tutto il gruppo podistico internazionale, di essere stato imprigionato e picchiato lui e la sua famiglia dalla polizia marocchina.
Da sinistra Aldo Sicurella e Bruno Sardu.
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La partenza della Sahara Marathon (dal sito www.saharamarathon.org)
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La bandiera della Repubblica Saharawi un simbolo presente in tantissime case.
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I blocchetti di mattone in argilla cruda per la costruzione delle case.
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Un bambino nel villaggio di Smara.
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La casa dove abitavamo, nel villaggio di Smara, circa 60.000 persone pieno deserto.
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I campi profughi Saharawi in cui si svolge la maratona si trovano a circa un’ora di distanza da Tindouf, città algerina situata nel Sud-Ovest dell’Algeria, vicina ai confini con Marocco e Mauritania.
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