Gonnosfanadiga · 1 ottobre 2018
domenica, 15 Ottobre 2017 alle 7:00
Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras
Per tracciare un itinerario di un’escursione che conduca da un punto “A” a un punto “B” è ormai sufficiente essere in possesso di un normale smartphone, impostare sul gps il punto di partenza, quello di arrivo e seguire le istruzioni della voce guida. Se invece l’itinerario prevede anche un punto “C”, un punto “D”, un punto “E” e via discorrendo è invece opportuno rivolgersi a un buon conoscitore del territorio che si intende esplorare. Se poi il territorio in questione è il medio campidano la scelta non può che ricadere sull’amico Corrado Fenu, già ottimo compagno di avventure passate.
Con Gina e Sandro partiamo dalla periferia di Gonnosfanadiga, la città dell’olio.
Ci dirigiamo a est, in località Spadula, possiamo osservare ciò che resta di un tempio a megaron rimaneggiato più volte sino all’attuale conformazione risalente al XVIII secolo quando vi fu eretto il rifugio di un vaccaro e di un recinto litico.
Il monumento è ubicato all’interno di un terreno privato adibito a pascolo su cui è stato posto un vincolo archeologico in quanto tutta la zona circostante presenta diverse emergenze nuragiche.
Il proprietario del terreno, Claudio, è disponibile non solo ad accompagnarci, ma anche a raccontarci la storia del monumento fornendoci tutta una serie di notizie e curiosità relative al tempio, alla zona e alla vicina chiesa campestre di San Giacomo, al centro di una curiosa vicenda.
Salutato Claudio percorriamo alcuni chilometri d’asfalto prima e di sterrato poi sconfinando in agro di Guspini, in località Terra’e frucca, dove, tra le sterpaglie, è possibile vedere i ruderi di un piccolo edificio termale romano.
L’itinerario prosegue e ci porta alle pendici del monte Linas, nella zona di San Cosimo: in rapida successione visitiamo la tomba di giganti di Sa grutta’e s’orcu, il nuraghe Sa domu’e s’orcu, i ruderi della chiesa dedicata al santo e, per ultima, l’omonima e spettacolare tomba di giganti. È sopratutto questa ad attirare la maggior parte delle nostre attenzioni per via della monumentalità che la contraddistingue e che documentiamo con le foto seguenti.
Ci aspetta un’ultima e impegnativa salita su sterrato prima di scollinare sull’asfalto e tornare al punto di partenza; lungo la discesa ci fermiamo appena il tempo per una foto alla chiesa campestre di Santa Severa.
Per ultime voglio postare altre due foto che documentino il disastroso incendio che ha devastato il territorio tra Gonnosfanadiga e Arbus.
Gonnosfanadiga, 1 ottobre 2017
La maggior parte delle foto sono di Sandro Pinna. Le altre sono mie.
Pubblicato in Mountain Bike
One Response to Gonnosfanadiga · 1 ottobre 2018