Enrico Frau
lunedì, 8 Dicembre 2008 alle 21:43
Direttamente dal racconto di Gianfranco Atzori
Enrico Frau era un atleta della S.G.Tharros.
Un valoroso atleta, duttile, capace di eccellere in diverse discipline. Come altri suoi compagni, del resto, dato che Oristano disponeva in quel tempo di atleti molto forti e in grado di ben figurare ai massimi livelli.
Frau era una bella persona, pulita, una straordinaria figura di sportivo. Io che ho avuto la fortuna di conoscerlo, gestore di un negozio di scarpe all’ingresso di Via Dritta da piazza Roma, sulla sinistra, lo ricordo con molto piacere, depositario di valori morali e sportivi che sono difficili da riscontrare nel nostro tempo.
Immaginarlo oggi nell’era mediatica sarebbe stato sicuramente un personaggio. «Le nostre esibizioni – raccontava nel corso di una intervista alla nascente Oristano TV – erano sempre seguite da un grande pubblico che, quando gareggiavamo a Oristano, arrivava da tutto il circondario».
Pazzo per l’atletica, Frau non si risparmiava neanche durante gli allenamenti al campo Tharros e talvolta non disdegnava qualche numero fuori programma. Come quello di volare con l’asta da una parte all’altra di un vecchio muro in “ladrini” all’interno del campo sportivo pur senza una adeguata base di caduta ad attenuarne i rischi di infortuni.
Per evidenziare lo spirito e la lealtà sportiva che animava la gioventù del tempo, Enrico Frau citava, con ammirevole lucidità, un episodio che potremmo definire deamicisiàno.
«Ogni anno – racconta nel corso dell’intervista – per la ricorrenza della Madonna d’Itria a Oristano c’era una grande festa e si svolgevano gare di equitazione, corse in bicicletta nel circuito di San Martino e anche una seguitissima corsa podistica che io, modestamente, ho avuto l’onore di vincere più volte».
«Ma un giorno – dice – le cose si misero subito male per me. Stavamo completando il primo giro ed ero già in testa quando la rottura del laccio di una scarpa mi costrinse a fermarmi. Mentre ero inginocchiato per rimediare all’imprevisto, mi superò di slancio Lelletto Contini (colui che diventerà poi il grande pittore ed al quale è pure intitolata la Pinacoteca comunale) visibilmente imbarazzato e qualche altro. Nonostante l’impegno non riuscii a recuperare il tempo perduto e arrivai al traguardo soltanto secondo dietro all’amico e avversario».
«Sul podio Contini, con grande senso di sportività, chiese ai giudici di assegnare a me il primo premio, in pratica invertendo l’ordine d’arrivo, in quanto moralmente il vincitore ero stato io».
«La giuria però non volle sentire ragioni e fece rispettare rigorosamente il regolamento. Allora Lelletto Contini, una volta giù dal podio, abbracciandomi mi offrì il suo premio riconoscendo che senza quell’infortunio la gara l’avrei vinta io. Fu un gran bel gesto – conclude l’anziano atleta – che dovrebbe fare riflettere i giovani di oggi».
Pubblicato in Storie di Sport