Mountain Bike

Archeo Bike a Monte Arci · 2013

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Prima premessa: nel mese di luglio 2013, in località “Mitza Margiani”, in agro di Villaverde, c’è stata una nuova campagna di scavi che ha interessato il villaggio nuragico addossato al nuraghe “Brunk’e s’Omu”.

Seconda premessa: non l’ho mai visto, è una lacuna da colmare.

Terza premessa: questa sarà l’ultima domenica senza cacciatori: meglio approfittarne per godersi il Monte Arci.

01 - Partenza

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02 - Guado

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03 - Discesa

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04 - Guado

Basta un veloce giro di telefonate e qualche messaggio su Facebook per trovare tre volenterosi e appassionati compagni d’avventura: appuntamento a domenica mattina. E per andare a visitare un sito nuragico scegliamo quale punto di partenza lo spiazzo prospicente il nuraghe “Bau Mendula”, ai piedi del Monte Arci, già punto di partenza di altre escursioni in mountain bike. Si parte, e lungo la sterrata veniamo salutati da tre o quattro cani pastore che abbaiano festanti (festanti?) al nostro passaggio.

05 - Panorama

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06 - Bike parcheggiata

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07 - GPS

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08 - Arrivo

Facciamo la prima sosta dopo qualche chilometro di salita dolce, a “S’Utturu ‘e su Cadru”, dove facciamo rifornimento d’acqua. Da lì l’ascesa è costante, in qualche punto la pendenza si accentua, ma è sempre pedalabile e la vista della pianura e del golfo è piacevole: individuiamo con chiarezza il paese di Santa Giusta, l’omonimo stagno, il porto industriale e altre località.

09 - Rifornimento Acqua

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10 - Grotta

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11 - Nuraghe

Giungiamo in località “Laccheddas” da dove, dopo una breve discesa, raggiungiamo la grotticella chiamata “Su segretu de sa conca ‘e s’omini”, che la leggenda descrive come prigione dove le ragazze madri venivano rinchiuse per espiare le proprie colpe, in realtà un sepolcro preistorico. Da lì procediamo verso “Mitza Simione” e “Roia Menta”, consultando spesso i nostri GPS per individuare la giusta direzione.

Giungiamo finalmente a “Mitza Margiani” e dopo esserci rifocillati all’ombra del bosco che circonda la sorgente affrontiamo la salita verso i ruderi del villaggio.

12 - Nuraghe

Le parole non descrivono appieno la bellezza del sito, né l’impressione di quanto sia vasto e complesso; camminiamo tra le capanne cercando di individuare il profilo e la destinazione d’uso delle varie costruzioni, rendendoci conto di passeggiare tra millenni di storia.

Soddisfatti iniziamo il viaggio di ritorno raggiungendo la rocca di “Nuraghe Turriu”, un’ultima sosta per bere acqua fresca dalla sorgente di “Mitza Cruccui” e via verso la discesa che ci costringerà a guadare il Rio Tumboi per ben sette volte; la temperatura e la bassa portata del ruscello rendono agevoli i passaggi più tecnici e infine, dopo quattro ore o poco più di escursione torniamo alle nostre auto stanchi, affamati, ma pienamente soddisfatti per aver trascorso un’altra splendida giornata in compagnia tra le bellezze del nostro Monte.

13 - Nuraghe

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14 - Nuraghe

Un ringraziamento ai miei tre compagni di avventura che hanno documentato con le loro fotografie questo racconto: Federico Desogus, Massimiliano Murru e Sandro Pinna.

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Gavoi in Mountain Bike · 2013

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

Il 12 maggio 2013 si è svolta la terza edizione di Gavoi in mountain bike, escursione non competitiva preparata in maniera magistrale dai ragazzi dell’MTB Club Biking Gavoi, di circa 25 chilometri con partenza e arrivo presso il lago di Gusana. In parallelo, per i meno allenati, l’organizzazione ha predisposto un giro light nei sentieri attorno al lago e un trekking di 3 ore per i non pedalanti. La giornata di sole e gli splendidi paesaggi hanno richiamato in Barbagia circa 200 persone da tutta la Sardegna che hanno partecipato alle tre attività proposte.

Prima di passare alle foto della giornata alcuni commenti semiseri sulla buona riuscita delle prime due edizioni, estratti da MTB Forum · Sezione Sardegna:

“Uhm… Gavoi mi piaghet…” – Gippy

“Gavoi si conferma anche in mtb …” – Angiolino

“il single lungo la riva del lago è super, di quelli flow che piacciono a me” – KZ67

“quel single è piaciuto anche ai bambini” – Angiolino

“il posto merita una replica” – Nino52

“Speriamo di riuscire ad accontentare tutti.” – Mascalzone

“Ma secondo voi, il consumo di ichnusa è sufficiente a spiegare questo suo bizzarro comportamento” – The Blues Biker

“Mi piange il cuore, ma purtroppo non posso venire.” – Antmar

“Macchina carica pronta per la partenza ore 7.00” – Paolofigus

“Il giro tosto!!!! ci sono state cotture da Sole e da Salite..” – Andre730

“uno dei più bei giri che si possano fare nella beata Terra Sarda” – Carpitz

“Il passaggio sopra la diga poi rimarrà tra i miei ricordi più belli.” – Kona40

“E’ bello essere quassù e guardare quelli che ancora devono sciropparsi gli ultimi strappi con un fondo impossibile…” – Angiolino

“Bellissimo, divertente e particolare il tracciato completamente diverso dai soliti.. “Muri in salita e strapiombi in discesa” il tutto incorniciato da panorami davvero speciali e inusuali..” – Actros19

“e tanti altri scalmanati che non ricordo il nome ma ricordo la voglia che avevano di andare in bici…e quanto andavano…” – Mascalzone

“qui si discuteva sul destino del mondo” – Palomar

“Poi dovrò regolarmi: ho troppa potenza nelle gambe :D” – Ric_

“L’escursione di Gavoi ha preteso il tributo di sangue da Yonni64 ma anche io ho pagato seriamente dazio.” – Angiolino

“oltre alla passione per la bici mi piace far vedere in giro quello che si fà nelle nostre escursioni….e il video lo dimostra…” – sterob

 

Ecco alcune foto dell’evento negli scatti di Paolo Mura, Giuliano Bichi, Claudio “Airjet” e dei padroni di casa.

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Sa Jara, dove il Campidano incontra il Sulcis · 2013

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

Premessa doverosa: questa uscita era stata preparata e programmata dagli amici del Sulcis già da qualche settimana. L’idea di partecipare a questa escursione è nata grazie all’invito di un’amica, Milena, conosciuta chiacchierando tra una pedalata e l’altra sui colli di S.Antioco, manifestazione alla quale io e Paolo Figus, l’autore delle foto, partecipiamo sempre con molto piacere.

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In Sardegna ci sono tantissimi posti da vedere, di molti si sa poco, di altri forse anche troppo. Pochissimi però esercitano un fascino che li rende irresistibili e per questo diventano meta di tanti: sicuramente la Giara è uno di questi, vuoi per la sua aurea di “mondo perduto”, vuoi per il richiamo esercitato dai cavallini che vivono allo stato brado in quel luogo senza tempo, e così quando sono stato invitato ho deciso di accettare, cogliendo l’opportunità di vedere e pedalare in un luogo del quale ho sempre molto sentito parlare e che non ho mai visto.

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Alla fine, da “Oristano e dintorni” siamo partiti in 6 (Paolo e Bruno Figus, Sonia, Sandro “Paperone”, Gina e Paolo “TheBlues”) per raggiungere Gesturi dov’era fissato l’appuntamento con “Portoscuso e dintorni” e da lì il parcheggio alle porte dell’altipiano.

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La Giara ci accoglie nascondendo i suoi colori dietro un velo di nebbia grigia e leggera, restia a svelarsi; così, dopo le presentazioni e i preparativi il gruppo (siamo circa una trentina) di bikers saluta il gruppo di accompagnatori/trekkers e si avvia lungo il sentiero in un’atmosfera ovattata, dove querce da sughero (sono evidenti i pezzi di corteccia mancanti) e asfodeli spuntano tra l’erba e le rocce e quasi ci sfugge il primo laghetto, coperto dal bianco dei ranuncoli tanto da assomigliare più a un prato che a uno specchio d’acqua.

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Tra una pedalata e l’altra la nebbia si dirada e anche il sole fa capolino tra le nuvole, l’allegria cresce e tra un “pinnettu” e un “cuile” lungo la strada facciamo amicizia con un gruppo di cavalieri: ci salutiamo con un brindisi e via, ognuno per la sua strada. “Pauli Bartili”, “Pauli S’Ala de Mengianu”, “Pauli de Fenu” e altre ancora fino al limite, dove ricomincia la discesa verso la Marmilla; qui il gruppo si divide, alcuni preferiscono tornare dall’asfalto percorrendo la strada che attraversa i paesi di Setzu, Tuili e Barumini prima di fare rientro a Gesturi, mentre la maggior parte preferisce riattraversare l’altopiano evitando le deviazioni dell’andata, necessarie per affacciarsi sui “Paulis”.

E i famosi cavallini?

C’erano, li abbiamo visti e loro si sono concessi ai nostri sguardi quasi sapessero che eravamo lì per vederli; ci hanno fatto compagnia guardandoci da lontano, con le zampe immerse nell’acqua o mentre brucavano l’erba tra le sughere, attenti a ogni nostra mossa, forse curiosi quanto noi. Fermarsi a guardarli nel loro ambiente, osservarli perfettamente a loro agio in quell’ambiente dal fascino aspro suscita emozioni, ci si sente in armonia con se stessi e con la Madre Terra rivivendo per alcuni istanti i ritmi dimenticati del nostro passato ancestrale.

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Montiferru · 2013

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Qualche foto dell’escursione di sabato 16 marzo 2013. In una splendida giornata primaverile che ci ha visti scalare il Montiferru partendo dalla località di Santa Caterina di Pittinuri fino a trovare la neve a poco meno di quota 1000 metri, con una piacevole digressione e successiva arrampicata per ammirare la cascata formata dal Rio Caladorzu.

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All’ombra del Castello (di Osilo) · 2013

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Cominciamo dalle certezze: quella è sicuramente Osilo, non ci si può sbagliare. Troppo caratteristico il profilo del Monte Tuffudesu (grazie Wikipedia) sul quale fu eretto il castello dei Malaspina e attorno al quale sono state costruite le case del paese.

Camminare per il centro storico di Osilo, in provincia di Sassari, è un viaggio indietro nel tempo: i vicoli tortuosi, lastricati con i ciottoli, si arrampicano lungo i fianchi del colle fino a lambire la costruzione medievale, le case in pietra e le chiese, mute testimoni delle vicende umane, le luci lontane dei paesi che circondano questo centro dell’Anglona. Camminare per il centro storico di Osilo in un sabato notte buio e ventoso come questo evoca storie di dame e cavalieri, di intrighi e di fantasmi che raccontano storie loro dei amori tormentati.

Questa domenica mattina però Osilo è soprattutto una realtà ciclabile, luogo di origine di bikers appassionati che hanno costituito l’associazione sportiva “Che Alcia ‘e Balla” e, da oggi, sede di un evento che, si spera, possa diventare un appuntamento fisso nel calendario sempre più fitto di iniziative che interessano il mondo della mountain bike isolana. Più di un centinaio di escursionisti da tutta la Sardegna hanno risposto all’invito degli amici osilesi, tanti amici con i quali si sono scambiati risate, chiacchiere e chilometri da salutare e con cui condividere il piacere di scoprire angoli di Sardegna a noi poco noti.

Certo gli imprevisti non mancano, quelli soliti e quelli insoliti, come quando nel single track si deve dare precedenza a un gregge;  il tempo è incerto e minaccia pioggia, la salita sembra non finire mai e ti sembra di non averne più… dai che ormai siamo arrivati.

All’ombra del castello c’é caldo e la compagnia è quella buona, di sempre; anche chi non aveva mai partecipato prima si trova a suo agio perché parliamo un linguaggio comune: nuove conoscenze, inviti reciproci e idee da sviluppare nascono a tavola, tra un piatto di malloreddus e la pecora bollita, si trova persino il modo di festeggiare un compleanno con una torta “improvvisata”.

 

È sera, l’auto percorre i chilometri verso casa.

Stanco? Un po’.

Soddisfatto? Sì, ma…

Ma? Niente, mi piacerebbe tornarci.

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Le foto sono di Paolo Mura, Franco Tucconi, Michele Piga e Filippo Scanu.

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Gallura intorno a me · 2012

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

La citazione, tratta da una vecchia canzone dei Salis, è doverosa per introdurre il racconto di una splendida giornata trascorsa a pedalare in questo angolo di Sardegna inconfondibile, perché non ci si può sbagliare: quei graniti scolpiti dal vento e dal mare, quei colori, il profilo delle isole (Tavolara, Figarolo) sono come un marchio “Doc”.

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In questa prima domenica di novembre Porto Rotondo sembra sospesa tra un‘estate che dovrebbe essere finita e quella che verrà, tranquilla e ordinata, pulita e discreta per accoglierci, graditi ospiti, senza il velo dei luoghi comuni che l’avvolgono, mostrandoci i suoi gioielli di verde e di azzurro. Allora è facile capire perché tanta gente se ne è innamorata e perché i chilometri percorsi per esserci sono diventati improvvisamente meno lunghi.

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Partire da Oristano ha i suoi vantaggi: tra nord e sud non c’è mai troppa differenza, così è la geografia che spesso crea la varietà degli amici che (ri)incontri e poco importa se la volta precedente era quindici giorni o un anno prima, una stretta di mano e un sorriso (e diciamocelo, anche MTB Forum) annullano ogni distanza.

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Dovrei parlare di Cugnana, di Cala Sabina, di Cala Moresca, dei “soliti” lunghi e divertenti single track tra mare e macchia mediterranea, di Capo Figari da dove si godeva di un panorama mozzafiato o del “canyon” che abbiamo percorso per tornare a Golfo Aranci, tutto splendido, ma tutto questo avrebbe avuto un sapore meno dolce senza tutti coloro che condividevano con me quei paesaggi fantastici mentre li percorrevo.

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Tutto questo che non sarebbe stato possibile senza l’impegno e l’entusiasmo di quei ragazzi che ormai per tutti noi che abbiamo vissuto questa giornata, sono diventati “quelli con il gilet rosso”: grazie per avermi offerto l’opportunità di poter riempire la mia anima con i ricordi di questa splendida giornata.
Attrus annus mellus!

Le foto sono di Franco Tucconi e Paolo Figus

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Is Arutas · Penisola del Sinis 2012

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Ingredienti:

30.000 ettari di terra;

milioni di litri di acqua di mare;

azzurro di cielo sereno;

Preparazione:

spruzzare i 30.000 ettari di terra con essenze di macchia mediterranea e palme nane, farcite qua e la con abbondanti campi di grano; cospargete vigneti e oliveti q.b. e miscelate il tutto con il vento di maestrale; nel frattempo colorate i milioni di litri di acqua di mare versandovi lentamente l’azzurro del cielo sereno e amalgamate con cura.

Servite a temperatura ambiente con contorno di storia, passeggiate naturalistiche ed archeologiche, enogastronomia e folklore: ecco a voi la Penisola del Sinis, una terra ricca e generosa che ha attirato l’uomo fin dalla preistoria, prima per la ricchezza delle sue risorse, ora per i suoi paesaggi che sanno emozionare e conquistare chi la visita.

È qui, precisamente a Is Arutas, che domenica 21 ottobre ci siamo ritrovati in tantissimi (100, 120, forse più; nutrita la rappresentanza femminile) per un’escursione facile e per questo tutta da vivere in relax, disegnata tra spiagge di quarzo, voli di fenicotteri e vecchie pietre nascoste (le zanzare erano incluse gratuitamente nel pacchetto).

Sono tanti i momenti di questa giornata che ricordo con piacere, tanti quanti le foto e i video che vengono pubblicati da lunedì senza soluzione di continuità, le testimonianze e le parole che sono state scritte; difficile riepilogare le sensazioni, le emozioni che ho provato io e quelle che ha provato Sandro, colui che ha organizzato con me questo evento. Voi tutti ci avete ringraziato per la bella giornata trascorsa e per i luoghi che vi abbiamo fatto scoprire, ma non avete idea di quello che ci avete dato voi con la vostra partecipazione, con la gioia di chi, partecipando per la prima volta a un’escursione ha scoperto un mondo nuovo fatto di ciclisti un po’ matti che girano in lungo e in largo la Sardegna per il piacere di una pedalata in (numerosa) compagnia, con l’allegria e con l’aiuto che ci avete spontaneamente offerto quando se n’è presentata la necessità.

Grazie alle zanzare che ci hanno alleggerito di un po’ di sangue per essere più leggeri in salita (…)

Grazie ai cacciatori che hanno sparato in aria per festeggiare il nostro passaggio

Grazie ai fenicotteri che sono volati via prima che potessimo fotografarli

Grazie alle donne che preferiscono le domeniche tranquille anziché andarsene in giro in mountain bike come i maschi

Grazie alle donne che preferiscono andarsene in giro in mountain bike come i maschi anzichè starsene tranquille

Grazie alla sabbia di Is Arutas che ci ha fatti camminare a piedi per duecento metri

Grazie ai contadini che hanno arato i sentieri per regalarci attimi di free ride

Grazie alla tomba dei giganti e all’ipogeo di San Salvatore, tanto belli quanto timidi tanto da non farsi quasi vedere da così tanta gente

Grazie ai carciofi che hanno partecipato all’evento lungo “sa cabada de Is Mureddus” per il secondo anno consecutivo

Grazie al vino, che durante il pranzo si è gentilmente messo da parte per lasciar posto alla birra

Grazie al falasco del chiosco che protegge e ripara il personale che ci ha servito a tavola

Grazie a Sandro Paperone che oltre a sopportare voi ha dovuto sopportare anche me

Grazie a tutti voi, perché l’escursione l’avete fatta voi tutti che avete partecipato, con la vostra voglia di stare assieme, la vostra allegria e la vostra passione … che poi è anche la mia.

Attrus Annus Mellus!!!

(Le foto sono di Enzo Vacca, Fabio & Giusi, Fabrizio Pau, Sandro Pinna)

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Monte Arci in mountain bike · 2012

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Siamo alle pendici del Monte Arci, in territorio di Villaurbana, in provincia di Oristano.

Il punto di partenza di questa uscita che ci porterà a percorrere un interessante percorso ad anello, è stabilito in località Bau Mendula: là, in vista delle torri del nuraghe che domina il colle, parcheggiamo le auto e scarichiamo le bici. Un ultimo controllo, allacciamo zainetti e caschi e tutti e quattro siamo pronti a partire.

Facciamo qualche Km di necessaria strada asfaltata, ne incontreremo altra lungo il cammino, pochissima per fortuna.

Subito dopo il ponticello sul Rio Tumboi troviamo la sterrata di Florissa che si inoltra nella valle scavata dal torrente; cominciamo a vedere i colori della primavera sui due versanti che delimitano la valle, prati verdi, macchia mediterranea, i primi alberi, una scrofa con il suo seguito di maialini fuggono spaventati davanti a noi per rifugiarsi all’interno del loro recinto.

Raggiungiamo l’incrocio di Cea Pedrixi, svoltiamo a destra, lungo la strada asfaltata per salire verso S’Utturu ‘e Cadru sotto lo sguardo vigile del Nuraghe Modo. Si impone una breve deviazioni di qualche centinaio di metri per fotografare S’Arutta Santa, spettacolare monumento alla memoria dell’antico vulcano che fu il Monte.

Dopo le foto e il rifornimento d’acqua riprendiamo la salita sterrata verso Bruncu Is Fogaias, senza arrivarci: infatti svoltiamo a sinistra attraverso Laccheddas e le sue salite, Roia ‘e Foras fino a Campu Tomasu; mantenendoci in quota tra i 300 e i 400 (circa) metri slm attraversiamo sterrate poco battute, qualche pietraia e molto bosco, tra rocce muschiose e tappeti di foglie secche, antichi “cuiles” abbandonati e infine giungiamo alla cascatella che origina Gora Tomasu: sono bastate poche ore di pioggia qualche giorno fa per ingrossare il torrente che la alimenta e rendere quel remoto angolo simile a un luogo fiabesco. Roba da non credere, meno male che ci sono le macchine fotografiche a fissare per sempre in pochi pixel questi momenti di spensieratezza.

L’orologio ci richiama alla realtà: dobbiamo affrontare la discesa per tornare alle nostre auto e alle nostre case, e non sarà una discesa come tutte le altre. Tenendo come punto di riferimento il rilievo roccioso di Nuraghe Turriu seguiamo il corso del torrente scendendo rapidamente di quota fino a raggiungere il punto di sosta di S’Arangi’aresti, meta domenicale di numerose scampagnate, quindi poco più in là a Mitza Crucui dove ci ristoriamo con qualche sorso di acqua fresca.

Si risale leggermente, incontriamo l’asfalto che sale dal paese di Villaurbana e lo percorriamo per qualche Km fino alla sterrata in discesa alla nostra sinistra, lungo la quale ritroviamo il Rio Tumboi. Questa sterrata è nota ai bikers della zona come “i sette guadi” e percorrendola è facile immaginarne il motivo: la sterrata e il torrente si intrecciano più volte protetti dal bosco di querce secolari, scariche di adrenalina e piedi bagnati, ma anche tanta gioia nell’affrontare questa nuova, piacevolissima situazione.

Il nostro giro sta per terminare, giungiamo nuovamente all’incrocio di Cea Pedrixi e scendiamo lungo la strada di Florissa, la stessa dell’andata. Percepisco l’emozione che proviamo nel ripercorrere questi ultimi Km, già siamo preda dei ricordi mentre ancora pedaliamo.

Ecco le nostre auto.

C’è il tempo per due ultime foto: una ai nostri piedi bagnati, l’altra a un leggero taglio sul polpaccio.

Ci salutiamo con sorrisi e appuntamenti “alla prossima” dopo tre ore e mezzo di uscita, c’è chi deve rientrare dai propri figli e dal proprio compagno di vita, c’è chi deve telefonargli perché lui è lontano, e c’è chi, dopo aver condiviso con me 23 anni di vita ora condivide anche questa meravigliosa malattia per la mountain bike.

Ah, forse non ve l’avevo ancora detto che i miei compagni d’avventura di oggi erano tre fantastiche donne…

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I giorni della neve · Monte Arci 2012

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

A ripensarci sembra irreale aver vissuto una giornata del genere, eppure è successo. Era il 5 febbraio, avevamo organizzato un’escursione sul “solito” Monte Arci (a pochi chilometri da Oristano) per degli amici che venivano da Cagliari. Erano i giorni del grande freddo, i giorni in cui nevicava dappertutto, e il Monte dell’ossidiana non ha fatto eccezione.

Era freddo, ma il sole ci ha accompagnati per tutta la mattinata, contribuendo a rendere speciale quella nostra uscita, dipingendo paesaggi inconsueti e difficili da dimenticare.

Era freddo, ma non l’abbiamo sentito, consci del fatto di aver visto qualcosa di unico.

Oggi che sotto gli occhi mi sono capitate nuovamente quelle foto, provo un pizzico di nostalgia.

E penso alla prossima uscita.

Perché la mia anima inquieta non può vivere solo dei bei ricordi.

Le foto sono di Paolo Figus e Mario Mascia.

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Dal Sinis al Montiferru · 2011

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Domeniche di fine autunno-quasi-inverno queste di metà dicembre. Domeniche uggiose che vogliono farsi vivere diversamente, lontane dal traffico e dai centri commerciali, respirando emozioni differenti, pedalando tra immensi campi di carciofi e ciò che resta dei nuraghi del Sinis fino ad arrivare in riva al mare; oppure percorrere antichi sentieri alle pendici del Montiferru, tra ulivi, querce e qualche castagno.

Ci sono sensazioni che è difficile spiegare, che non sempre le parole o le immagini sanno descrivere, ma che è fin troppo facile sentire sulla pelle quando leggi un resoconto o quando guardi delle immagini. Così ripensi a quando eri lì; senti l’adrenalina risalire piano cavalcando le onde dei ricordi, senti quasi il vento sulla pelle, le vibrazioni sulle braccia, e sorridi mentre ritornano alla mente le voci e i volti di chi c’è stato quella domenica che… o era la domenica precedente?

C’è sempre una domenica diversa da ricordare, ma la migliore è quella che devi ancora vivere.

Le foto sono di Orazio Murru, Ignazio Pala, Paolo Figus, Ivan Meli, Giuliano Bichi, Filippo Scanu, Massimo Piras.

Le immagini dal Sinis…

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E le immagini dal Montiferru…

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