Roma · 20 giugno 2019
Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras
Indubbiamente per chi (come me) è appassionato di storia e archeologia passeggiare per Roma è come andare in giro in un immenso parco giochi a cielo aperto. Grazie a internet è possibile reperire tracce, informazioni e consigli per farlo in sella alla propria mountain bike.
L’itinerario parte dalla valle della Caffarella, facente parte del Parco dell’Appia antica, ricca d’acqua e percorsa da un articolato reticolo di sentieri; non mancano, qua e là, testimonianze del passato.
Raggiungiamo la via Appia in corrispondenza della chiesetta detta del “Quo Vadis” (che non ho potuto fotografare per via del traffico automobilistico); l’Appia detta anche “Regina viarum”, era l’antica strada che collegava la Capitale con Brindisi e l’adriatico pugliese; il fondo stradale è per lo più composto da sampietrini, non mancano però lunghi tratti del basolato originario del periodo romano.
Lungo il percorso, come si usava allora, i ricchi cittadini romani erigevano imponenti monumenti funebri; uno dei più famosi é sicuramente quello di Cecilia Metella, successivamente inglobato in una cittadella fortificata (Castrum Caetani).
La parte di via Appia percorsa in sella è stata di circa 40 km, circondati dalla campagna romana, a distanza di sicurezza da traffico e smog. Le poche auto incontrate, di famiglie residenti lungo la strada, sono costrette a tenere un’andatura moderata a causa del fondo stradale disconnesso.
All’altezza della frazione di Frattocchiefinisce il parco archeologico. Nostro malgrado ci infiliamo in mezzo al traffico per svicolarne fuori quasi subito: la nostra traccia infatti ci conduce su stradine secondarie, asfaltate e poco battute, le cui pendenze sono niente affatto trascurabili.
Scolliniamo percorrendo la breve galleria che ci conduce fino alla ben nota località di Castel Gandolfo, residenza estiva dei Papi, sorta sulle rive del lago Albano. Attorno al lago, di chiara origine vulcanica, si sviluppa un piacevole percorso immerso tra i boschi, senza presentare dislivelli apprezzabili.
Dopo un meritato spuntino a base di pane e porchetta(del resto siamo nei luoghi dove questo piatto è una tradizione consolidata) e una birra fresca ci concediamo qualche minuto di riposo all’ombra degli alberi in riva al lago prima di rimetterci in sella.
Si rientra affrontando la stessa strada dell’andata, ritrovando la via Appia, percorrendola fino a raggiungere i ruderi della Villa dei Quintili, dove la abbandoniamo definitivamente, percorrendo uno stradello sterrato fino all’Appia Nuova; il traffico qui è intenso e bisogna attendere pazientemente al semaforo che scatti il verde per poterla attraversare in sicurezza. Dopo un chilometro e mezzo di strada asfaltata giungiamo all’ingresso del Parco degli Acquedotti, l’ultima meraviglia di questa escursione che ormai è quasi giunta al termine. Percorrendo questi ultimi chilometri passiamo sotto e di fianco agli archi costruiti dagli architetti romani per approvvigionare la città.
L’escursione termina davanti a una coppa di gelato sulla Via Tuscolana, a mitigare il caldo e la fatica. Ciò che resta sono le tante emozioni vissute pedalando nella storia di una città unica come Roma.
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