Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras
Durante le escursioni capita di fare nuove conoscenze, di chiacchierare, di scambiarsi idee e itinerari, di fare e di ricevere inviti a visitare nuovi territori.
Così succede che con la complice alleanza di alcuni amici conosciuti durante precedenti escursioni si decida di caricare le bici in macchina e affrontare un lungo viaggio per esplorare una delle sub regioni del nord Sardegna non ancora calpestata dalle nostre ruote grasse: l’Anglona.
Si parte da Bulzi, le cui origini risalgono al medioevo, pedalando sugli stradelli secondari che ne attraversano il territorio in prevalenza collinare; lasciatoci alle spalle il nuraghe S’ Arula percorriamo la breve salita fino al pianoro dove sorge la chiesa di San Nicola, pertinente al villaggio scomparso di Concatile. Da alcune fonti reperite on line l’edificio sarebbe stato eretto dai benedettini attorno al XII secolo.
Raggiungiamo Sedini da nord. Il paese, noto per la sua “casa nella roccia” è pieno di scorci piacevoli e di antiche chiese; ci prendiamo tutto il tempo necessario per girare tra le viuzze del centro storico e fare qualche foto degli angoli suggestivi che incontriamo durante questa breve digressione.
Usciti dal paese un breve strappo e la successiva discesa ci introducono verso la parte più spettacolare dell’escursione, quella più ricca di spunti paesaggistici e storici. Si comincia con l’ascesa al colle in cima al quale sorge la chiesa romanica di San Pancrazio di Nursi.
Dopo una breve pausa per riprendere fiato e le foto di rito discendiamo dal colle e ripercorriamo per qualche km lo stradello appena pedalato fino a raggiungere l’imbocco di un sentiero appena visibile a bordo strada che termina dopo poche decine di metri; abbandonate le biciclette tra l’erba facciamo a piedi la discesa verso la Cascata di Pilchina di li Caaddaggi, un luogo magico incastonato in mezzo a una natura rigogliosa e a un paesaggio di una bellezza indescrivibile.
Abbandoniamo questo luogo un po’ a malincuore, ma l’escursione ha per noi altre bellezze da mostrarci; così, dopo aver scavalcato un cancello (come spesso capita nelle escursioni) percorriamo il piacevole single track che percorre la valle formata dal Rio Silanis.
Un cartello abbattuto dal tempo e dall’incuria ci avvisa che siamo nei pressi dell’imboccatura della grotta di Mulargia di cui parlò, a suo tempo (dicembre 1980) la rivista “Speleologia” .
Affrontiamo diversi saliscendi di uno stradello escursionistico transitando accanto ai ruderi della chiesa dell’Annunziata, pertinente al villaggio scomparso di Speluncas; l’edificio si presenta in cattive condizioni e invaso da erbacce infestanti.
Siamo a quota 300 metri s.l.m.; ci aspettano due chilometri di discesa fino a quota 160 metri s.l.m. per raggiungere l’ultimo waypoint della giornata, il più intrigante e misterioso: San Nicola di Silanis.
Eretta nel XII secolo, la chiesa non distante dal già citato sito di Speluncas, fu sede di un insediamento monastico benedettino. Fortunatamente, al momento della nostra visita le condizioni dell’edificio sono decisamente migliori rispetto a quelle documentate negli hyperlink e ci permettono di aggirarci tra le antiche mura cariche di storia con emozione e rispetto.
L’escursione è praticamente giunta al termine, ci prendiamo il tempo per qualche chiacchierata e una birra (o anche due) prima di lasciare l’ Anglona e tornare in Campidano. Durante il viaggio di ritorno però non ci lasciamo sfuggire gli ultimi due waypoint di giornata, entrambi lungo il tragitto:
1) la chiesa di San Pietro del crocefisso o delle immagini, pochi chilometri fuori Bulzi, è un altro dei gioielli del romanico-pisano in Sardegna, la cui fondazione risalirebbe all’alto medioevo (1080 circa). Il sito è gestito e per visitare la chiesa occorre pagare un ticket.
2) la chiesa di Nostra Signora di Mesumundu o Santa Maria Bubalis si trova accanto alla S.S. 131, all’altezza del bivio per Siligo. L’edificio sorge, come documentato in altre realtà dell’isola, sulle rovine di un piccolo edificio termale di epoca romana; l’architettura evidenzia la sua veneranda età, di fatto è una delle chiese più antiche edificate in Sardegna, risalente al periodo dell’occupazione bizantina.
Le foto a corredo sono mie e di Sandro Pinna.