Mountain Bike

Amici di Mountain Bike · San Giovanni di Sinis 2010

Domenica 13 giugno 2010. A San Giovanni di Sinis, località marina di Cabras, in provincia di Oristano si svolge il Terzo Memorial «Nello Menna» di mountain bike. Nella foto alcuni amici fotografati prima della partenza.

Da sinistra

Mario Pani, Luca Piras, Samuele Cocco, Rita  · · · · · , Antonio  · · · · ·

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Alghero/Fertilia: mare, natura e storie di guerra · maggio 2024

Direttamente dal racconto di Paolo Marras

Fertilia nasce negli anni ’30 del XX secolo per volontà del regime fascista; inizialmente è popolata da famiglie provenienti dal ferrarese e, dopo la guerra (che ha lasciato indelebili segni nel territorio circostante), da profughi provenienti dall’Istria e dalla Dalmazia.

La nostra escursione settimanale parte dalla periferia del centro abitato, all’inizio della ciclabile che corre parallela alla SS 127bis in direzione ovest costeggiando la pineta de S’Arenosu. Alla prima occasione utile ci addentriamo tra gli alberi percorrendo un semplice e piacevole sentiero sotto i pini.

L’ascesa di Monte Doglia è lenta e costante sulla strada costruita dai militari per l’accesso alle postazioni antiaeree e antisbarco. Il sole di questo caldo aprile regala al panorama luci e colori meravigliosi. In vetta dedichiamo diversi minuti all’esplorazione delle antiche postazioni militari.

Scendiamo velocemente di quota su una sterrata non troppo tecnica lungo la quale furono eretti una serie di fortini “vista mare”: penso ai ragazzi di allora, alla precarietà della loro condizione di soldati, alla paura che potevano provare e spero che lo spettacolo del mare abbia offerto loro momenti di serenità.

Attraversiamo la SS 127bis all’altezza del nuraghe Palmavera, diretti alla frazione di Maristella, e da qui all’aspra salita di Monte Pedrosu: siamo all’interno del complesso forestale di punta Giglio, una vasta area verde in riva al mare con vista sulla baia di Porto Conte.

Raggiungiamo Punta Giglio: qui, le vecchie infrastrutture militari sono state interessate da lavori di restauro e trasformate in un punto ristoro con annessa foresteria dove è possibile rifocillarsi e (volendo) consumare un pasto. All’interno, tra le altre cose, sono state restaurate delle scritte che, durante il regime fascista, campeggiavano in tutta Italia. La Soprintendenza Archeologica ha espressamente disposto la conservazione e il restauro delle scritte storiche ai soli fini della conservazione storica. Al di là delle fedi politiche condivido le motivazioni della Soprintendenza e la tesi secondo la quale“chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”.

Percorriamo un bel sentiero sotto un bosco di pini, in un paio di occasioni dobbiamo scavalcare tronchi abbattuti dagli elementi e dalla vecchiaia, passiamo per le spiagge del Lazzaretto e delle Bombarde prima di affrontare il single track di Punta Negra che, di fatto, conclude questa bella escursione.

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Domusnovas: boschi, miniere e tanto altro · marzo 2024

Direttamente dal racconto di Paolo Marras

Oristano. Sabato 30 marzo, ore 6.20

La solita levataccia del fine settimana; prima o poi la smetterò di andarmene in giro per l’isola a cercare emozioni. Ma non oggi, anche perché è da tempo che penso alla possibilità di organizzare un’escursione nel territorio di Domusnovas senza mai riuscire a concretizzare l’idea.

Domusnovas. Sabato 30 marzo, ore 8.45

Antonio e Egidio (che definisco “eroici” per aver affrontato i 200 km di 131 per farsi trovare puntuali al punto di partenza) mi aspettano da diversi minuti davanti alla grotta di San Giovanni assieme a Nanni. Arriva anche Irving. Ok, ci siamo tutti.

Domusnovas. Sabato 30 marzo, ore 9.15

Paghiamo il ticket per l‘attraversamento della grotta (consultare il sito per orari di transito e importo pedaggio https://www.grottasangiovanni.com/) e cominciamo a pedalare in un luogo fuori dal tempo, a metà tra il sogno e la fiaba, immersi nel silenzio, grati di poter godere di uno spettacolo senza uguali, uno dei tanti luoghi speciali della nostra Madre Terra.

Domusnovas. Sabato 30 marzo, ore 9.50

Comincia una lunga serie di salite tra i boschi del Marganai. Qua e là i ruderi degli edifici e gli scavi ci rammentano che questa è terra di miniere, di duro lavoro, di fatica.

Domusnovas. Sabato 30 marzo, ore 10.24

È tempo per una breve pausa. Recuperiamo le energie e ne approfittiamo per guardarci intorno: siamo circondati da un ambiente naturale bellissimo e selvaggio che lentamente sta riconquistando ciò che l’uomo gli aveva sottratto con il suo lavoro.

Domusnovas. Sabato 30 marzo, ore 12.55

Il sentiero corre veloce sul fianco del colle. Stiamo percorrendo un antico cammino minerario le cui origini si perdono nelle nebbie del tempo; è un luogo ricco di storia e di storie, dove il passato prende le sembianze del Tempio di Antas. Ci fermiamo per scattare delle foto prima di riprendere il cammino.

Domusnovas. Sabato 30 marzo, ore 14.39

Il sentiero risale con pendenze pedalabili fino all’antico villaggio di Malacalzetta, le cui origini si fanno risalire al medioevo e al periodo della dominazione pisana su queste terre. Percorriamo in silenzio le vecchie strade tra gli edifici abbandonati; qua e là si intravedono ancora tracce di vite vissute tra quelle mura.

Domusnovas. Sabato 30 marzo, ore 16.02

Finalmente una discesa, peccato che il fondo sia decisamente tecnico e impegnativo; facciamo scorrere le ruote tra le pietre alla continua ricerca della traiettoria migliore, talvolta aiutandoci con i piedi per correggere eventuali errori.

Domusnovas. Sabato 30 marzo, ore 16.20

Un ultimo strappo ci porta al single track noto agli escursionisti come “sa ‘ia ‘e su vagoni”, così chiamato perché ripercorre il tracciato di una linea a scartamento ridotto che trasportava i materiali estratti verso Domusnovas. Rimossi i binari il tracciato è diventato un adrenalinico sentiero che bypassa la grotta di San Giovanni anche grazie a una breve galleria scavata nella roccia. È l’ultimo, emozionante momento di questa giornata straordinaria.

Oristano. 30 marzo, ore 18.30

Eccomi a casa. Sono stanco, e ho fame. E ho ancora negli occhi i momenti più emozionanti e spettacolari di questa giornata bellissima.

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Tra le Giare-Escursione in Marmilla · marzo 2024

Direttamente dal racconto di Paolo Marras

Incastonata tra il Monte Arci, il Campidano e la Giara di Gesturi, la Marmilla è una storica subregione della Sardegna, nota fin dall’antichità per la fertilità del suo territorio.

Il paesaggio, prevalentemente collinare, è caratterizzato da numerosi beni ambientali e archeologici che offrono innumerevoli spunti per confezionare un piacevole giro in mountain bike.

Guidati da Renzo, perfetto padrone di casa e ottimo conoscitore del territorio, partiamo da Collinas per dirigerci verso ovest raggiungendo il sito di Sedda de sa Caudeba, situato lungo la S.P. che conduce al paese; sono visibili due tombe di giganti, una delle quali risulta danneggiata dai lavori di costruzione dell’arteria stradale.

Abbandonato il sito e percorso un breve tratto su asfalto comincia un’impegnativa salita, cementata nei punti più ripidi; percorriamo il breve altopiano detto “Giara di Collinas” e la successiva discesa verso il sito di Santa Maria Angiargia, un luogo considerato sacro fin dall’antichità. A poca distanza dalla chiesa sono documentati i ruderi di un edificio termale romano.

Affrontiamo una ripida salita che ci costringe a procedere a piedi e intanto entriamo in territorio di Villanovaforru, transitiamo nei pressi del sito di Genna Maria e successivamente in discesa fino alla tomba di giganti di Su cuaddu de Nixias, in territorio di Lunamatrona; il monumento funerario presenta alcune caratteristiche la cui tipologia è più comune in altri contesti regionali.


La salita alla Giara di Siddi ci conduce all’ingresso del Parco naturalistico/archeologico Sa Fogaia all’interno del quale è possibile visitare l’omonimo Nuraghe ubicato nella zona panoramica. Sull’altopiano poi spicca la tomba di giganti di Sa Domu’e s’orcu, uno degli edifici funerari meglio conservati dell’isola.

Siamo ormai giunti al termine dell’escursione, non mancano che 5 km all’arrivo; purtroppo almeno tre di questi sono in salita (abbiamo voluto la bicicletta…)

L’escursione è stata un successo: la fatica e la stanchezza lasciano posto all’emozione della scoperta (nel mio caso è stata una riscoperta) di territori per noi ciclisticamente quasi vergini.

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Monte Arci. Un bosco da fiaba · febbraio 2024

Direttamente dal racconto di Paolo Marras

 

Da qualche tempo il Monte Arci sta suscitando notevole interesse tra gli appassionati di escursioni; alla sua rete di sentieri che collega il Campidano con la fertile Marmilla, ai suoi boschi, alle varie sorgenti e alle emergenze archeologiche e naturalistiche si sono recentemente aggiunte le installazioni di “Land Art” realizzate da vari artisti.

In particolare il maggior interesse viene catturato dalle installazioni erette nel territorio comunale di Pau, nel cui abitato si trova il Museo dell’ossidiana.

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Come scritto sopra, la fitta rete di sentieri permette una grande varietà di itinerari e di varianti. Per questa escursione stabiliamo, come punto di partenza, la località di Is Arutas Santas, in territorio di Villaurbana, dove è presente una sorgente d’acqua, tavoli per un eventuale ristoro, ma soprattutto un imperdibile monumento naturale, una formazione di basalti colonnari che richiamano la formazione vulcanica del massiccio collinare.

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Una lunga scalata su fondo sterrato talvolta tecnico ci porta al primo single track in discesa, tra gli alberi del bosco, con sassi e gradini che impegnano i muscoli e tengono alta l’attenzione; e intanto abbiamo raggiunto il territorio comunale di Villaverde e subito dopo quello di Pau.

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Siamo ormai nei pressi del sentiero delle installazioni (che percorriamo in senso inverso rispetto all’itinerario escursionistico): il sentiero si inoltra nel bosco costeggiando suggestive formazioni basaltiche dalle quali, improvvisamente, emergono gli animali costruiti dagli artisti con l’utilizzo dei materiali che il bosco stesso fornisce in abbondanza.

La volpe, il cervo, l’assiolo e il riccio si prendono la scena; incontriamo un gruppo intento ad ascoltare le voci delle guide raccontano le storie del bosco e le sue meraviglie.

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Riprendiamo il cammino un po’ a malincuore attraverso il rimboschimento, transitiamo tra i pini di un rimboschimento e torniamo sull’asfalto, costeggiamo ciò che resta del campeggio montano di s’ennixeddu e l’attacco della Scaba Crobina, un sentiero in salita caratterizzano dal fondo cosparso da schegge di ossidiana; si sale ancora, verso sinistra una sterrata in salita ci conduce all’ultima installazione, quella del bue, una delle più fotografate.

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La salita ci porta alla sorgente di Mitza Fustiolau e successivamente al belvedere di Beda Manca: da questo punto privilegato, come lascia intuire il nome, è possibile godere di una vista panoramica sul golfo di Oristano.

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Ancora un single track, poco battuto, ma estremamente piacevole, in mezzo al bosco, ci porta verso lo strappo di Punta Laccu Sa Vitella; la fatica comincia a farsi sentire e i tratti più ripidi ci costringono a procedere a piedi. Raggiungiamo la vedetta in località Laccheddas (già attraversata all’andata) da dove si gode una splendida visuale a 360°.

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Siamo nuovamente in territorio di Villaurbana; l’escursione è quasi giunta al termine, mancano 5 km al rientro. Ci aspetta un ultimo, lungo e piacevole single track che ci riporterà al punto di partenza.

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Sa Crabarissa · febbraio 2024

Direttamente dal racconto di Paolo Marras

 

Ci sono luoghi della nostra isola che suscitano stupore e meraviglia agli occhi dell’escursionista; a volte è un sito archeologico, a volte è un bosco, a volte un monumento naturale.

In questa categoria uno dei più spettacolari è, senza dubbio, il monolite granitico che i millenni hanno modellato fino a dargli la forma di una donna che indossa l’abito tradizionale sardo e che è conosciuto come Sa Crabarissa.

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Decidiamo di cominciare la nostra escursione dal paese di Nughedu Santa Vittoria verso est; dopo qualche chilometro d’asfalto ci dirigiamo verso l’oasi naturalistica di Assai, poco meno di mille ettari di lecci e di sughere attraversati da una rete di sentieri che ne garantiscono la fruibilità. I continui saliscendi sono addolciti dagli splendidi scenari naturali che scorrono attorno a noi.

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Dopo una breve pausa alla fonte di “Su Fustiarbu” e qualche foto al vicino pinnetto ricomincia la pedalata verso Borta Melone e Sa Crabarissa; si sconfina in territorio di Neoneli e successivamente di Austis: ormai siamo vicini al punto centrale dell’escursione.

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Trovarsi al cospetto di uno spettacolo come quello offerto da Sa Crabarissa suscita emozione, stupore nel momento in cui si realizza che ciò che si vede è stato creato dal caos e dagli elementi naturali, che si tratta di un tesoro unico e prezioso da tutelare perché tutti ne possano godere.

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Il rientro a Nughedu esige il suo tributo di sudore e fatica costringendoci talvolta a scendere dalla bike e proseguire la salita a piedi, la stanchezza comincia a farsi sentire sulle gambe, ma la meta è vicina; finalmente inizia la discesa verso il meritato riposo, dentro le auto parcheggiate ci attendono indumenti caldi, cibo e birra e chiacchiere: c’è già da pensare alla prossima escursione.

P.S.: la leggenda della ragazza di pietra la potete leggere qui; il racconto di una precedente escursione è leggibile a questo link.

N.B.: lungo il percorso di avvicinamento all’abitato di Nughedu Santa Vittoria è possibile effettuare qualche digressione di interesse archeologico: alla periferia del paese si trova la necropoli di Arzolas de goi, di cui una caratterizzata, al suo interno, da una protome taurina scolpita sulla parete rocciosa; in territorio di Sorradile segnalo la necropoli di Prunittu e l’area archeologica di Su Monte; Infine la zona attorno al lago Omodeo è stata percorsa da vari cammini religiosi che possono essere consultati on line.

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Mulargia-Badde Salighes · 30 dicembre 2023

Direttamente dal racconto di Paolo Marras

Mulargia-Badde Salighes · 30 dicembre 2023

L’abitato di Mulargia (attualmente frazione di Bortigali) è l’erede della romana Molaria, così chiamata per la produzione di macine diffuse e commerciate ambito mediterraneo. Oggi sarà il nostro punto di partenza per una piacevole escursione che ci porterà a toccare alcune delle tante bellezze di questo angolo di Sardegna chiamato Marghine. È qui che decidiamo di concludere “ciclisticamente parlando” il 2023.

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Si parte con una lunga salita in asfalto intervallata da qualche brevissima discesa per una visita al monumentale nuraghe Orolo, meraviglioso esempio di architettura degli antenati.

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Finalmente comincia lo sterrato, con una leggera discesa e un successivo, piccolo guado superato su un ponticello di fortuna; si percorre un piacevole sentiero sotto gli sguardi incuriositi di alcune mucche che pascolano poco lontano.

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Dopo aver oltrepassato un cancello raggiungiamo il Santuario campestre di Santa Maria de Sauccu (del sambuco), circondata dai muristenes, molti dei quali sono ormai più simili ad abitazioni che ad alloggi per i novenanti. Tuttavia, tra le viuzze del villaggio si può scorgere qualche scorcio che richiama un passato non troppo lontano. Abbiamo percorso appena 14 dei 40 km previsti. Giusto il tempo di consumare un veloce spuntino e ci prepariamo a ripartire.

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Un breve, ma impegnativo strappo ci riporta sull’asfalto: siamo in territorio di Bolotana, sulla strada che conduce a Badde Salighes e a Villa Percy, eretta dall’ingegnere gallese che progettò e diresse i lavori per la costruzione della rete ferroviaria della Sardegna. Giusto il tempo di scattare qualche foto e siamo pronti a rimontare in sella verso il prossimo waypoint: la cascata di Mularza Noa; purtroppo le scarse precipitazioni dei mesi scorsi hanno pesantemente ridotto la portata dell’acqua e così siamo costretti ad accontentarci di uno spettacolo inferiore alle nostre attese.

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Comincia qui, di fatto, il rientro verso il punto di partenza; percorriamo una scorciatoia in asfalto tra gli alberi per raccordarci al sentiero in discesa proveniente da Punta Palai e da qui, in discesa, percorrendo a ritroso la strada fino a Mulargia.

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Arborea Bike · Pistis 2023

Casa del Poeta a Pistis in provincia del Medio Campidano.
Alcuni atleti dell’Arborea Bike alla fine dell’evento ciclistico La Classicissima 5 anni di noi.che si è svolto a settembre del 2023.

Arborea Bike - settembre 2023

In alto da sinistra

Riccardo Bertolo, Umberto Angioni, Adriano Boi, Andrea Giordano

In basso da sinistra

Alessio Circuri, Luigi Colusso, Enrico Gori

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In giro per il Guilcer · 2010

Direttamente dal racconto di Paolo Marras

Guilcer, domenica 07 novembre 2010

“Ma chi me l’ha fatto fare?”

Se lo saranno chiesto in molti in un qualche momento di una qualche giornata che ha preceduto questa domenica. Io l’ho pensato stamattina, quando la sveglia ha compiuto il suo dovere di sveglia svegliandomi (appunto).

E mentre mi rigiravo sotto la trapunta, godendomi gli ultimi spiccioli di tepore, indeciso tra l’alzarmi e il riaddormentarmi mi sono detto “cavolo, vengono giù quelli del nuorese, non li vedo da tantissimo” e i miei ricordi sono andati ad una fredda domenica mattina di dicembre 2009 sull’Ortobene, tanto che quasi mi sembrava di sentire qualche fiocco di neve cadermi sul viso e scivolare a terra, diventare ghiaccio e scricchiolare sotto le mie ruote grasse.

“Vengono giù anche dal sassarese, molti di loro non li vedo da giorno dell’Asinara” ed ho sentito sulla pelle il maestrale e gli spruzzi del mare in tempesta.

“E quelli che verranno su dal cagliaritano? e dal Sulcis? Che bei giri con loro a Domusnovas e a Fluminimaggiore” e nei miei pensieri ho rivisto il buio di una grotta attraversata tutti assieme, il brivido dell’aria fresca dopo il sole estivo.

“Ci saranno anche quei ragazzi che ho incontrato sabato, che stavano finendo di lavorare per noi: quanta passione, quanta tenacia, quanta volontà ci hanno messo” e ho pensato a quante amicizie porta con se una pedalata.

“Ma poi ci sono tutti gli amici con cui esco più spesso e con cui mi diverto troppo” e ho ripensato a tutte quelle volte che, sulle nostre mountain bike o sui furgoni, abbiamo macinato chilometri inseguendo una passione senza confini e senza età.

Così mi sono alzato pensando che “mi piacerebbe rivedere il nuraghe Aiga e il nuraghe Zuras. Magari ci ricompattiamo tutti al nuraghe Losa, mangiamo e beviamo qualcosa e si riparte, sentendoci fieri di essere parte di quella genìa che ha costruito imponenti torri di pietra che ancora sfidano gli anni”.

Mi infilavo pantaloncini e maglia pensando a quanto sarebbe stato bello saltellare nuovamente su quelle pietraie, su quel che resta di strade costruite con un’arte antica e che sono ancora percorse ai giorni nostri e chiedendomi se avrei potuto rinunciare a un guado, o a qualche tratto di free ride Con un po’ di fortuna avrei magari potuto scoprire un antico ponte in pietra che sembra costruito da un’antica civiltà megalitica, o notare qualche pietra incastrata in un muretto a secco e che magari faceva parte di chissà cosa.

E infine il pranzo con cinquanta e più scalmanati? Vuoi mettere le risate?

“Sarà sicuramente una fantastica giornata” ho pensato mentre guardavo fuori dalla finestra e bevevo il mio caffè.

(Le foto sono di Paolo Figus)

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Pedalare nel Marghine · 2023

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Il Marghine è una delle subregioni in cui viene suddivisa la Sardegna ed è qui che sono diretto oggi per un’archeo escursione in compagnia dell’amico Massimocon il quale condivido la passione per le pedalate senza fretta, per i siti archeologici poco reclamizzati e per la buona musica.

Partiamo dal suo paese, Silanus, di buon mattino, percorrendo l’asfalto della ex S.S. 129 diretti a ovest, verso Bortigali, ma già dopo pochi chilometri Massimo miindica un’emergenza basaltica alla nostra destra: qua, a breve distanza dal corso del Rio Ordari, ben mimetizzata tra il chiaro/scuro del basalto e le ombre di un sole ancora incerto, si trova la domus de janas di Ordari; ci fermiamo per le fotografie di rito e, nella circostanza, scopro che il modesto corso d’acqua rappresenta il confine tra i territori comunali di Silanus e Bortigali (oltre ad essere stato, in tempi passati, la meta delle donne del paese che andavano a lavare i panni). Su questo sito sorgeva, nel XIX secolo, un mulino (oggi distrutto) dentro il quale avvenne un gravissimo fatto di sangue ricostruito da uno studioso silanese.

01 Ordari

02 Ordari

Superate le case di Bortigali effettuiamo una breve digressione verso destra dove sorge il mulino ad acqua e la fontana Burgusada, segnalata da apposito cartello. Esistono anche i ruderi del primitivo mulino, ormai inglobati dalla vegetazione, tanto da passare quasi inosservati se non ci si butta l’occhio.

03 Burgusada

Una veloce discesa su una stradina secondaria ci porta in territorio di Birori, superiamo la linea ferroviaria per Nuoro e ci troviamo di fronte ai resti del Nuraghe Miuddu, un altro di quei gioielli che meriterebbe indagini accurate per una valorizzazione e notorietà. Per fortuna l’erba è stata sfalciata e questo ci consente di poter aggirare il monumento e renderci conto della sua complessità e dimensioni. Solo la vista dal satellite permette all’osservatore di abbracciare con lo sguardo l’ampiezza della costruzione.

04 Miuddu

05 Miuddu

06 Miuddu

07 Miuddu

Attraversiamo l’abitato di Birori fino alla tomba di giganti di Palatu che si trova alla periferia nord del paese, purtroppo semi sommersa dall’erba, quindi proseguiamo in discesa verso funtana maggiore dove effettuiamo una breve sosta per rifocillarci.

08 Birori

09 Palatu

10 Fontana

Riprendiamo la nostra escursione con una breve discesa, facciamo alcune foto alla tomba di giganti di Noazza (ce ne sono ben 3 in questa località) quindi proseguiamo verso sud, fotografiamo il dolmen di Sarbogadas, ci lasciamo sulla destra il nuraghe Sorolo e infine costeggiamo la ferrovia in direzione di Borore, passiamo di fianco ai ruderi dell’aeroporto della II guerra mondiale costruito dai tedeschi e infine giungiamo all’area archeologica di Duos Nuraghes. Purtroppo nemmeno qui l’erba è stata sfalciata pertanto risulta problematico avvicinarsi al monumento; tuttavia la nostra tenacia viene premiata e riusciamo, anche qui, a fare qualche buona fotografia.

11 Noazza

12 Sarbo

13 DuosNu

14 DuosNu

Siamo in un’area ad alta densità nuragica: a circa due km dall’area appena visitata c’è una delle più belle tombe di giganti dell’isola, la cui stele monolitica è intatta e si eleva per circa 3 metri e mezzo sul piano di campagna: Imbertighe. La maestria di quegli antichi artigiani nel lavorare la pietra lascia stupiti e ammirati.

15 Imbertighe

Siamo già sulla via del ritorno quando passiamo accanto al nuraghe Porcarzos, ancora parzialmente nascosto, ma sicuramente meritevole di indagini approfondite, attraversiamo il moderno ponte sul Rio Murtazzolu dedicando un attimo alle fotografie di quello antico, edificato più a nord e definito dai più come un ponte romano, quindi ci dirigiamo verso il Nuraghe Ponte, in agro di Dualchi, interessato recentemente da indagini archeologiche che hanno messo in luce diverse strutture attorno al monumento. La zona, nota con il toponimo di Pranu Ozzastru, presenta tanti punti di interesse (il nuraghe Frenugarzu, il nuraghe Bardalazzu, una tomba dei giganti e un piccolo pozzo nuragico). A testimonianza di una continuità d’uso del sito, a poche decine di metri dal nuraghe si possono osservare delle piccole urne cinerarie, risalenti verosimilmente ad epoca romana, scavate direttamente nella roccia basaltica.

16 Ponte

17 Ponte

18 Ponte

19 Ponte

Torniamo in territorio di Silanus per gli ultimi chilometri dell’escursione; prima di affrontare la risalita verso l’abitato ci fermiamo a visitare la tomba di giganti di Zanchia e quella di Zoddoro, quindi un’enigmatica pietra lavorata che in abito locale viene chiamata “s’abbasantera”, presumibilmente un pressoio forse pertinente a un antico abitato di cui si è persa la memoria; nella zona le emergenze archeologiche sono diverse (nuraghi e tombe di giganti, oltre alle due sopra citate).

20 Zoddoro

21 Zanchia

22 Abbasantera

Percorriamo l’asfalto che ci riporta in paese discutendo dell’escursione, pedalando senza fretta: la stanchezza comincia a farsi sentire e c’è voglia di riordinare le idee davanti a una birra fresca, di rivedere le foto e di chiacchere leggere, di parlare di prossime escursioni e di musica.

Sono in auto, ho appena imboccato la S.S. 129 con l’idea di rientrare velocemente a casa, ma … non si può restare indifferenti allo spettacolo dell’area di Santa Sabina: la chiesa medievale e il nuraghe offrono un colpo d’occhio unico, raccontano di culture e di fedi che si sovrappongono, un’unica, affascinante storia lunga almeno 4000 anni.

23 Sabina

Le foto sono mie e di Massimo Galletti. La foto di Santa Sabina è parte dell’archivio personale di Massimo Galletti.

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