Direttamente dal racconto di Paolo Vanacore:
Nato a Oristano il18 luglio 1934, Luigi Sanna, meglio conosciuto come “Gigi Nerone” per via del cognome materno (Neroni), svolse gran parte della sua carriera lavorativa come ispettore dell’alta tensione nella Ditta Edison, in Inghilterra, dove visse dal 1964 al 1973. Il suo mestiere lo portava spesso in giro per altri paesi quali l’Olanda e il Sudafrica.
Fu proprio in terra anglosassone che, nel 1966 conobbe Aurora Beltrano, che sposò nello Yorkshire il 27 agosto 1966, e dalla quale ebbe 5 figli: Elsa, Carol, Lorena, Paola e Antonello.
Paola vive a Bologna, mentre gli altri quattro si sono stabiliti ad Oristano.
Ma il suo sogno rimase sempre il ritorno in Sardegna. “Vedrai, ti porterò in America”, ripeteva alla moglie quando ancora vivevano nel continente britannico. Ma mentre Aurora pensava all’America vera e propria, per lui, l’America, la “sua” America, era sempre rappresentata dalla Sardegna. Riuscì a far ritorno nell’isola nel 1973 e, da quel momento, cominciò a dedicare la sua vita al calcio e alla pallavolo. Fu quasi un caso, tuttavia, perché, benché egli amasse tutti gli sport, in gioventù la sua passione era il pugilato. Ma, nonostante le sue insistenze, la madre non ne volle sapere.
Mai rifiuto fu più benefico. Gigi, infatti, divenne subito dirigente di quella Città di Oristano che, negli anni ’70, furoreggiava nei campionati giovanili C.S.I. e nella 2^ e 3^ categoria della F.I.G.C.
Nel 1982 passò alla Tharros dove prestò la sua ormai proverbiale disponibilità ed abnegazione fino al 1990, prima di occuparsi del settore pallavolo nella società San Domenico.
Socio effettivo della S.O.M.S. (Società Operaia Mutuo Soccorso) dal 1952, dove incontrava i vecchi amici con cui soleva scambiare quattro chiacchiere o ingaggiare qualche partitina a carte.
Buongustaio e straordinario ballerino (non disdegnava mai gli spuntini in compagnia e organizzava, addirittura, feste da ballo), viene tuttora ricordato, da coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo, come una persona amabilissima e di estrema disponibilità. Dal racconto delle figlie emerge la figura di un padre severo ma di buon cuore. “Ci ha impartito tanti insegnamenti e spesso faticavamo a capire perché dedicasse molto del proprio tempo al calcio”.
Tutti i nostri amici ci invidiavano il papà”, racconta il figlio Antonello e, “soprattutto dopo la sua morte abbiamo capito quanto fosse veramente amato, soprattutto dai suo”ex allievi” che erano ancora ragazzini sotto la sua dirigenza”.
Ironia della sorte, Gigi Nerone (anche i suoi cari amano che venga ricordato con questo nome ) muore l’8 gennaio 2008, quattro giorni prima della prima “rimpatriata” che i suoi ex allievi della Città di Oristano avevano organizzato ed alla quale era stato invitato.
“La targa che gli “ex ragazzi” della Città di Oristano ci hanno offerto in sua memoria il 5 aprile scorso, rappresenta per noi un gesto estremamente gratificante”, sostiene la moglie Aurora. “L’affetto che questi ex ragazzi, ormai cinquantenni, hanno dimostrato per Gigi mi fa capire tante cose, la prima delle quali è rappresentata dall’impegno che lui profondeva per le squadre dei giovani calciatori”.
“Presto il mio aiuto per togliere i ragazzi dalla strada”, diceva con la semplicità che lo contraddistingueva. E il tempo gli ha dato ragione.